Scusate, amministratori: ancora una volta ci siamo dimenticati di voi
Perchè gli amministratori condominiali sono considerati ancora del tutto invisibili?
Figli di un Dio minore, avevamo scritto solo due giorni fa, titolando un pezzo di richiamo alle mancate chiarificazioni governative sul codice Ateco, ai ripetuti inviti a leggere e ad interpretare le Faq, e ad alcune ampie rassicurazioni ministeriali sulla immediata disponibilità a sollecitare i “competenti uffici legislativi” per avere lumi sulla effettiva validità delle teleassemblee.
E se nel frattempo il nuovo Dpcm di ieri ha stabilito che martedi dopo Pasqua gli studi professionali possono riaprire, stilando un nuovo elenco con i codici ateco delle attività autorizzate nel quale il numero 68.32.00 non compare, vuol dire che non avevamo esagerato e che – ancora una volta – gli amministratori condominiali sono considerati del tutto invisibili.
Scorrendo i post che nel frattempo fioccano sui social, mi è piaciuto molto il commento di un affermato professionista, molto attivo in campo condominiale, il quale si chiede se nella gerarchia delle norme le Faq siano al primo posto, pur evidenziando come – nella iniziale fretta dovuta all’emergenza improvvisa – possa essere stata possibile – e perciò assolutamente comprensibile – la ben nota dimenticanza oggi divenuta provocazione.
E sì che da settimane vige la più pressante protesta di rappresentanze associative storiche, potenti e numericamente assortite, le quali hanno insistentemente chiesto ai delegati istituzionali del Paese una chiara ed inequivocabile risposta alla confusione generata dalla prima imposizione di restare a casa, ritenendo il ricorso alle Faq l’ultima spiaggia di indirizzo al popolo e pretendendo giustamente una fonte normativa reale.
Qualcuno, lì in alto, forse non ha capito che per gestire un fabbricato lo smart working non basta.
Qualcuno, probabilmente, crede che la eliminazione dei pericoli, in condominio, passi semplicemente attraverso l’utilizzo di una tastiera.
Qualcuno, ancora, crede che amministrare significhi solo svolgere un lavoro da scrivania, completamente avulso dalla operatività e dalla presenza “sul campo”.
Avevamo richiamato, l’altroieri, il non indifferente prodotto interno lordo generato dal comparto delle gestioni immobiliari, evidenziando il numero spropositato di quanti, in Italia, risiedono nei condomìni.
Avevamo richiamato l’ormai antico balletto fantozziano fra l’ordinistico e il non ordinistico, il normato e il normabile, l’auspicato e l’auspicabile.
Avevamo richiamato la condizione rattoppata di una professione svilita, sbeffeggiata eppure così modernamente necessaria e di supporto all’economia nazionale.
Lo Stato, che ieri avrebbe potuto e dovuto finalmente offrire all’intero settore la sia pur minima e doverosa soluzione di serenità e di condivisione, non ha invece inteso degnare gli amministratori di alcuna considerazione, nonostante la sicura consapevolezza della mole di critiche che stanno invadendo i social e la libera informazione.
Ora tocca alla prossima sfida, anch’essa posta da tempo all’attenzione del Governo e dei rappresentanti istituzionali: quali assemblee approveranno i bilanci consuntivi in scadenza?
Quelle in smart working che il Ministero della Giustizia ha demandato ai competenti uffici legislativi ritenendo “non opportuno” fornire una disamina ermeneutica sulla disciplina positiva delle assemblee di condominio, con particolare riferimento all’utilizzabilità per le stesse di strumenti di collegamento a distanza”?
Cari amici amministratori, preparate i bilanci e teneteli nel cassetto. Qualcuno, prima o poi, vi dirà forse cosa fare.