E’ tempo di risorgere…in attesa di un nuovo giorno
Un accorato invito a tutti Presidenti di associazione.
Mi domando quando finirà questo umiliante stillicidio, questo continuo sbattere la testa di fronte a porte chiuse in faccia.
Mi domando quando continueranno imperterrite inutili azioni solitarie contro un sistema che ha già, più volte, dimostrato di ignorare, se non addirittura calpestare, i diritti degli amministratori quale categoria professionale.
Mi domando quando, ma soprattutto se, finalmente, capiremo che se vogliamo dignità e rispetto dobbiamo fare solo una cosa: unirci e forzare la mano, “creando” di fatto nuove regole del gioco che ci permettano di fare il nostro mestiere con la consapevolezza di avere le istituzioni alleate e non nemiche per il bene della comunità.
Facciamo un bilancio lucido e disincantato della situazione:
- per 70 anni siamo stati, per lo Stato e l’opinione pubblica, di fatto, dopolavoristi, in quanto non soggetti ad alcuna regolamentazione.
- Dal 2012 siamo equiparati a dopolavoristi ed “interni”, senza titoli di studio e formazione adeguata, con la differenza che se siamo istruiti, formati, organizzati e strutturati a livello professionale, veniamo penalizzati, grazie ad una logica istituzionale aberrante, totalmente rovesciata, definitasi riforma.
- Grazie a quella riforma, acclamata a suo tempo come un grande traguardo, viene considerato amministratore un qualunque diplomato con 72 ore di corso base e 15 ore annuali di aggiornamento, a fronte ad esempio, di un oss (operatore socio sanitario) che per il rilascio della qualifica professionale, riconosciuta a livello nazionale, deve frequentare un corso annuale di 1000 ore (550 teoriche e 450 di tirocinio).
- Nessun controllo invece sulla competenza dei formatori degli amministratori e nessun controllo sulla qualità dei corsi.
- Quotidianamente vengono sfornati pareri, leggi, ordinanze e sentenze sempre più schizofreniche, che confermano quanto gli amministratori siano in balìa di un sistema che li vede colpevoli a prescindere, inermi agnelli sacrificali, responsabili in eligendo e vigilando, ma di fatto privi dei poteri adeguati e spesso pure di fondi e mezzi necessari per compiere il loro dovere.
- L’accettazione di quella riforma li ha definitivamente condannati a non essere dei professionisti e più il baratro è profondo tra chi agisce da sprovveduto senza criterio e chi invece può reputarsi un vero professionista, paradossalmente meno le istituzioni apprezzano ed incoraggiano gli sforzi degli amministratori responsabili e competenti.
- In ogni occasione in cui potrebbero essere ascoltati come categoria, vengono ignorati, avendo un potere contrattuale pari a zero nei confronti delle istituzioni: a ciò si aggiunge che gli sforzi non convergono mai in un’unica direzione, ma si polverizzano in tentativi spot, inutili come un bicchiere d’acqua per spegnere un incendio.
- Non so se per puro masochismo o mera rassegnazione, i protagonisti di questa realtà (che cinematograficamente parlando potrebbe essere calata in un dramma pasoliniano) continuano passivamente a soccombere, sconosciuti e reietti da un sistema che non li vuole riconoscere, che li ignora, li calpesta e li sbeffeggia in quanto a diritti, ma che li crocifigge puntualmente quando si tratta di inchiodarli a obblighi e responsabilità che nemmeno li riguardano.
Mi domando quando finalmente avremo il coraggio di rompere questo circolo vizioso e, tutti insieme (Presidenti: tutti insieme!) saremo pronti a pretendere dalle istituzioni, senza elemosinare il permesso: riconoscimento e rispetto, strumenti adeguati per svolgere la professione, compensi congrui al nostro ruolo e alle nostre responsabilità.
Mi domando se il momento non sia adesso, partendo ad esempio dalle riunioni telematiche, dal congelamento del termine dei 180 giorni per le assemblee fino ad emergenza conclusa ecc…
Vorrei una coraggiosa una call action ed in mancanza di risposta un invito a proseguire comunque, nel nostro interesse, in quello dei nostri amministrati che, lo ricordo, sono il 60% della popolazione italiana.
Me lo aspetto ora più che mai, nella settimana Santa, perché è ora di smetterla di essere solo l’Agnello sacrificale. E’ ora di risorgere.
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