• DL Rilancio. Perché l’ecobonus sarà di difficile applicazione?

    Redazione Libricondominio | Maggio 14, 2020

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    Quando la miopia del legislatore, si scontra con le realtà.

    Dopo un iter molto travagliato, contornato da anticipazioni e smentite, finalmente il tanto atteso D.L. Rilancio, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri.

    Se da un lato, esponenti del Governo si affrettano a vantare la bontà delle misure previste dal decreto a favore dei condomini, gli addetti ai lavori non sono manifestano entusiasmo e le prime critiche non si sono fatte attendere.

    Secondo il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, l’eco-bonus e il sisma-bonus previsti nel dl Rilancio rappresentano un incentivo significativo oltre ad essere “una grande opportunità per i condomini italiani che potranno realizzare interventi anche a beneficio di tutto il Paese, contribuendo alla riduzione delle emissioni e al raggiungimento degli obiettivi climatici e copre l’intero ammontare delle spese, anzi un po’ di più”.

    Ma se dal punto di vista fiscale, indubbiamente il bonus rappresenta una ghiotta occasione per rimettere a nuovo i condomini, vi sono delle concrete difficoltà pratiche.

    Primo ostacolo: impossibile convocare assemblee condominio per deliberare lavori. Partendo dal presupposto che “circa il 76% delle famiglie italiane abita in condominio ed è molto difficile immaginare che, di fronte all’impossibilità di convocare una semplice assemblea, queste misure possano essere ragionevolmente applicate nell’interesse dei condomini e della ripartenza dell’edilizia.

    Questo è il commento di Luca Ruffino, amministratore delegato di Sif Italia, società milanese che amministra sul territorio italiano oltre 75mila unità immobiliari, “Nelle realtà, le cose sono molto più complesse, anche perché in presenza di molti residenti anziani o con gap tecnologici importanti – aggiunge Ruffino – la risposta non può essere la teleassemblea: è necessario invece che il governo consenta immediatamente forme alternative di assemblee condominiali, magari in tensostrutture o in spazi aperti, imponendo distanze e i protocolli sanitari opportuni”.

    Secondo ostacolo. Sif Italia sottolinea dunque “la miopia della norma che, pur prevedendo vantaggi economici e finanziari molto interessanti per le famiglie, non si scontra solo di fronte alla reale impossibilità di fare una semplice assemblea condominiale, ma anche con la ridottissima finestra temporale prevista per la realizzazione dei lavori stessi, cioè luglio 2020 e dicembre 2021″. Sif Italia chiede quindi di spostare al 2023 i termini, per consentire alle imprese di realizzare numerosi interventi numerosi.

    Una mossa obbligata, secondo Ruffino: “Quello che si presenta come un incentivo molto positivo, che potrebbe riguardare potenzialmente 30 milioni di cittadini residenti circa 1,2 milioni di condomìni e che metterebbe in moto un volano irrinunciabile per la ripartenza del settore dell’edilizia, rischia di essere solo un annuncio propagandistico fine a sé stesso e, ancora una volta, distante dalla realtà.

    Così per come è scritto il Decreto Legge – conclude l’ad di Sif Italia – l’edilizia rimarrà al palo e con essa anche le società di amministrazione immobiliare e la macchina produttiva dei condomìni che da sola in Italia pesa oltre il 3,5% del Pil

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    A cura della Redazione

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