Coronavirus: se sensibilizzare proprietari e inquilini può essere una colpa
L’ordinamento giuridico, le attribuzioni dell’amministratore e il Coronavirus
Siamo rimasti molto colpiti dai commenti seguiti ieri all’articolo ”Ascensore in condominio e covid-19: i doveri dell’amministratore” pubblicato su questo sito a firma dell’avvocato Linda Pica, e riteniamo pertanto utile tornare sull’argomento solo per riepilogare e condividere con i nostri lettori alcune riflessioni.
Cominciamo con il sottolineare che la parola “ordinamento”, in diritto, indica l’insieme degli elementi normativi che regolano la vita di una comunità all’interno di un sistema giuridico: è un concetto fondamentale di facile comprensione, che basta leggere su wikipedia e che chiunque, ancorchè non avvocato, può facilmente capire!
Non è dunque tanto difficile immaginare come le attribuzioni dei soggetti che vivono ed operano nella comunità stessa, amministratori compresi, non possano essere tutte previamente scritte nei codici e normate a puntino in previsione dei fatti della vita: la pandemia non era prevista, neanche al tempo dell’ultima riforma del condominio.
Sta di fatto che il nostro Ministero della salute, appena quattro giorni fa, ha indirizzato il Rapporto ISS COVID-19 n. 2/2020 a ben quindici Ministeri, venti Assessorati, cinque Federazioni sanitarie, nonchè al Comando dei Carabinieri e all’Istituto Superiore di Sanità con le “Indicazioni ad interim riguardanti l’attuale scenario emergenziale”, aggiornato al 28 marzo scorso.
Un riepilogo prescrizionale scientifico, completo, e peraltro avallato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, che il Ministero della Salute – attuale nevralgico punto riferimento del nostro “ordinamento” e primo interlocutore del popolo italiano investito dal virus – si è preso la briga di diffondere urbi ed orbi, chiarendo nuovamente, – e inaspettatamente – un particolare e specifico concetto: lavatevi le mani.
L’articolo pubblicato ieri su queste colonne, nella sua pur semplice ed essenziale attualità, sembra aver scatenato una corsa all’approfondimento di questioni di lana caprina, “lasciando correre” ed attenuando al contempo gli effetti di incresciose, disarmanti e incontrollate notizie circolanti sul web orientate a consigliare agli amministratori di denunciare pubblicamente i malati e agli amministrati di non pagare le bollette.
E chissenefrega se le chiare indicazioni degli infettivologi sulla necessità di usare guanti e mascherine, già trattate proprio con riferimento agli ascensori su testate nazionali da altri articolisti di fama, sono state indirettamente e impietosamente snobbate senza valutare appieno il messaggio prescrizionale relativo alla prudenza, al rispetto degli altri ed alla diligenza di chi – nel bene e nel male – ha a che fare con la gestione degli impianti degli edifici.
In questo, fortunatamente, degne di nota sono apparse le iniziative di alcuni professionisti che hanno recepito in modo totalmente elastico e collaborativo i dettami imposti dalla pandemia, al punto di spingersi ben “oltre” nell’offrire addirittura ai loro amministrati calorosi e piacevoli suggerimenti “antistress”, sul valore dei quali credo che alcuno possa avere qualcosa da obiettare.
Ecco, il pregio del messaggio contenuto nell’articolo pubblicato ieri su Libricondominio sta proprio nell’aver sottolineato ai tanti amministratori di buona volontà il sottile confine che in ogni aspetto della vita è posto tra la norma e il buon senso, tra il “devo” e il “dovrei”, in un confronto continuo prima con se stessi e poi con i nostri interlocutori.
Ora torniamo alla domanda di partenza: gli amministratori sono obbligati a raccomandare ai condòmini le regole di igiene e di buon senso ?
No, certo che no. Ma cosa c’è di male nell’auspicare l’impegno a “sensibilizzare proprietari e inquilini dello stabile al rigoroso rispetto delle più elementari regole di prudenza”?
Cosa c’è di male nel ritenere che “l’amministratore diligente e scrupoloso non dovrebbe esimersi – almeno – dall’affiggere chiari e appositi avvisi in prossimità del vano ascensore, posto che tale impianto può verosimilmente rappresentare uno dei principali veicoli di trasmissione del contagio in assenza dell’adozione delle necessarie precauzioni da parte dei condomini”?
Riflessioni che chi scrive condivideva stamani con un amico direttore di banca, il quale stava risistemando all’ingresso della sua filiale l’avviso ai clienti di entrare uno alla volta, adoperare i guanti e tenere le mascherine. Gli ho chiesto se il suo contratto di lavoro prevedesse tale attività, e lui – a debita distanza – mi ha sorriso con una battuta ironica: non sono obbligato, ma devo uscire di casa per esigenze irrinunciabili di servizio, ed approfitto per contribuire, per quanto possibile, alla sensibilizzazione dei miei utenti.
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